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Chi è Giacomo?

Sono uno chef, la cucina è il mio lavoro e la mia passione dall’età di quattordici anni. Sono nato ad Arbus, un piccolo comune del Medio Campidano, da sempre legato alle tradizioni agricole e pastorali. Mi definisco una pecora nera!

Viaggiare per me è sinonimo di conoscenza ed esplorazione e la cucina è parte integrante di questo mio desiderio di ‘guardare oltre’. Non amo adagiarmi nella mia comfort zone e cerco sempre nuovi stimoli che mi permettano di esprimere me stesso e la mia creatività.

Credo che la cucina sia un modo di pensare e di essere che abbraccia tutti gli aspetti della vita; questo fa di essa la possibilità di offrire il dono dell’ospitalità e della cura degli altri attorno a noi.

Per cosa lotti?

Ho sempre lottato per portare avanti con determinazione le mie scelte, le cose in cui credo. Mi sono battuto per poter fare quello che amavo, e tuttora lotto per poter continuare a farlo. 

Quale è la tua rivoluzione?

La responsabilità sociale è la mia rivoluzione. Credo che, oggi, la vera rivoluzione consista nella sostenibilità degli ingredienti. Riconsiderare il nostro rapporto con il mondo, con la terra, con l’agricoltura, con i metodi di produzione.

Siamo sempre più consapevoli delle conseguenze che il modello dell’agricoltura dominante ha sul nostro pianeta; per questo credo che modificare il rapporto tra produttore e consumatore sia la vera rivoluzione.

Si tratta di una rivoluzione che parte nelle cucine degli chef per arrivare a investire le scelte di ogni singolo consumatore, chiamato ad apprezzare e riconoscere i prodotti locali e stagionali come beni preziosi. Decidere che cosa acquistare, in questo senso, è un gesto semplice che può rappresentare una vera e propria rivoluzione. 

A chi/cosa ti ispiri?

Mi sono sempre ispirato a persone in cui ho intravisto e riconosciuto una grande etica lavorativa. Mi viene in mente mio padre, la sua dedizione per il lavoro, sempre accompagnata ad una grande umiltà e, soprattutto, all’amore per il buon cibo. Altro punto di riferimento importante è per me il cestista Dennis Rodman, sono cresciuto con il suo poster sopra il mio letto!

In che modo si può essere ribelli oggi?

Essere ribelli oggi significa sentirsi liberi. Intendo la libertà come possibilità di credere e lottare per i propri valori e ideali. Credo che la cucina abbia molto a che fare con questo pensiero perché ci da l’opportunità di essere curiosi, ricercare, assaggiare e mescolare ingredienti e culture. Cucinare è un piacere che ci rende liberi.

Contattaci
se vuoi far parte della nostra rivoluzione



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